Rostov, il Grande Orso
Originariamente una piccola nazione confinata ai limiti della sola regione dello Yarovkursk, la vera espansione di Rostov avverrà nel 369, quando l’allora Tzar Stanislav Rostov detto “l’Orso delle Nevi” (335 – 402), investendosi del potere divino conferitogli dalle tre chiese, deciderà di espandere il suo territorio a oriente, grazie al supporto militare di tutti i signori feudali sotto il suo dominio, che riunirà sotto una vasta armata chiamata appunto il Grande Orso (Krupnogo Medvedya). Per oltre trent’anni egli stesso comanderà quest’armata alla conquista delle vaste ed inospitali regioni dello Skadisland, dello Tzigishistan, dell’Urstelya e del Kjrvorstorsnik, (Guerra dell’Orso, 369 – 402), fino al giorno della sua morte, avvenuta per mano di un berserkr Thrordalf, nella Battaglia di Hjorstholme.
Al suo trono succedette il freddo e crudele figlio Vlad I (378 – 449), che si trovò a dover gestire una situazione piuttosto complessa: durante la sua lunga campagna militare infatti, il padre Stanislav non aveva mai colonizzato le terre conquistate, per lo più abitate da tribù guerriere solo parzialmente civilizzate, limitandosi a razziare ed annettere brutalmente le popolazioni locali, ed accumulando quindi un grande bottino ed ingenti ricchezze, al quale però adesso ambivano i feudatari che lo avevano supportato militarmente fino a quel momento.
Vlad strinse quindi attorno a sè soltanto le famiglie dei nobili a lui più fedeli: quella di Stradiov, di Stradelung, di Iuria e di Zoljarensky, e promise a questi vasta parte delle regioni che erano state recentemente conquistate, in cambio del supporto militare necessario a schiacciare con la violenza le altre casate nobiliari, i cui terreni sarebbero stati concessi con limitati contratti di usufrutto non ereditabili, a speciali funzionari burocratici da lui scelti personalmente, i Kaban. Tra il 405 e il 409, compirà quello che è passato alla storia come il Massacro di Vlad, coprendo di sangue tutta la nazione, e sterminando le famiglie dei signori feudali fino all’ultimo discendente, senza risparmiare nè donne e nè bambini, e perfino facendo radere al suolo e cancellare interamente i paesi originari di provenienza dei maggiori nobili locali, per prevenire nel futuro che chiunque potesse pretendere anche la più lontana parentela.Investirà quindi i proventi della Guerra dell’Orso e le proprietà espropriate durante il Massacro, nelle più ricche regioni Yarovkursk, dell’Urstelya e del Kjrvorstorsnik, e manterrà la promessa fatta alle famiglie che lo avevano aiutato, dando loro le province dello Skadisland e dello Tzigishistan, che oltre ad essere inusitatamente vaste ma prive di infrastrutture, erano inoltre povere, abitate da popolazioni feroci e riottose, e separate geograficamente dai territori di cui erano originariamente proprietari questi nobili, rendendone praticamente impossibile la gestione.
In questo modo in pochi anni le famiglie Stradiov e Iuria caddero in rovina, cedendo i loro beni alla corona in cambio della sopravvivenza e dell’esilio, mentre quelle di Stradelung e di Zoljarensky furono opportunamente decapitate eliminandone i principali capostipiti durante i loro viaggi in queste terre barbariche.
Nei secoli però la politica di Vlad non si rivelò affatto fruttuosa però: i suoi discendenti dovettero continuare ad affrontare le continue pressioni sui confini dei barbari Tzigishi e i tentativi di ripresa del potere di questi nobili, e l’eccessiva vastità del territorio rendeva questa forma di autocrazia prepotente e schiavista, che obbligava buona parte di popolazioni intrinsecamente selvagge alla civilizzazione e all’agricoltura in terre inadatte attraverso la coercizione violenta, estremamente inefficiente dal punto di vista burocratico e funzionale. Il territorio restava infatti troppo vasto e la corruzione rimase sempre dilagante fino ai giorni nostri, e se potenzialmente l’estensione territoriale e la ricchezza della nazione in termini di popolazione e risorse, potrebbero rendere Rostov uno stato potente e dominante, è in realtà oggi uno stato inefficiente e impoverito, che per la sopravvivenza si poggia sulle influenti banche Drachenbondiane, e sull’importazione di beni da Handerlaand. I Rostoviti sono però gente indurita dalle difficoltà e dalle asperità, il cui sangue mescolato a quello delle più feroci tribù barbariche di Dovar, li rende inusitatamente resistenti, forti e coraggiosi, sempre pronti a faticare e a dare il loro sangue per la loro madrepatria, per via di un’incrollabile spirito nazionalista legato più all’esigenza di proteggere la propria terra dalle continue invasioni e dalle influenze estere, che non dalla fiducia in una corona di sovrani crudeli e ben distanti dalle esigenze del suo popolo.
Nel 652 inoltre, un altro grave fatto ha ulteriormente indebolito l’influenza di questa fazione che resiste ormai solo proprio grazie all’implacabile forza di volontà dei suoi cittadini, che non per le scelte politiche della sua casa regnante: lo Tzar Aleksej V Rostov (610 – 653), da tempo aveva ammesso alla sua corte un sedicente sacerdote di Irith, tale Smirnoff Petrov Kosovich, per via delle sue presunte capacità divinatorie. Smirnoff dichiarava infatti di essere in grado di comunicare con il dio stesso, attraverso dei sogni grazie ai quali la divinità della morte in persona gli svelava il grande destino che avrebbe voluto per tutta la nazione del Grande Orso. Lo Tzar teneva in grande considerazione tale ambiguo individuo, i cui consigli talvolta si rivelarono effettivamente validi, al punto di avergli concesso un’intera ala della vasta Reggia di Molukiev, nella quale l’ingresso era vietato perfino agli stessi membri della corona ai quali non fosse stato concesso il permesso dal sacerdote, e che fu trasformata in una vera e propria cattedrale di Irith.
Nel 652 però, Smirnoff accusò pubblicamente la corona Lothariana, nella figura dell’Imperatore stesso, di praticare stregoneria: accusa la cui gravità immensa, fu ulteriormente convalidata dall’appoggio ufficiale dello Tzar stesso, a rischio di una vera e propria dichiarazione di guerra da parte delle nazioni Dovariane.
La chiesa Varnita si dovette trovare perciò nella scomoda situazione di dover mediare, o di dover prontamente agire, ponendo sotto inquisizione niente meno che il re stesso. La situazione si risolse però nel 653, per mano del Re Drachenbondiano Louis VI Von Nielk (622 – 698): costui infatti smascherò grazie ad un’oculata azione di spionaggio ed investigazione, lo stesso Smirnoff. Il sacerdote stesso nascondeva infatti nella sua cattedrale un vasto giro di sfruttamento della prostituzione, utilizzato per raccattare giovani donne che immolava durante i suoi riti demoniaci: il suo potere non era infatti di origine Irithiana, ma stregonesca, e pare che molti membri della famiglia reale ne fossero a loro volta a conoscenza.
Con l’accusa di alto tradimento all’Impero e stregoneria, lo Tzar Aleksej V fu messo a morte insieme a Smirnoff e ai suoi due figli maggiori, dal Giudice Supremo di Varna stesso, e al suo posto salì in carica il debole e manipolabile terzo figlio Aleksej VI (645 - ...), tutt’ora in carica.