giovedì 1 settembre 2011

RAZZE E CULTURE : Thrordalf, il Popolo dei Ghiacci


 
Thrordalf, il Popolo dei Ghiacci
Originali abitanti delle gelide terre a nord-est dei Confini del Mondo, l’Ymirsland, e della desolata regione dello Skadisland, oggi conquistata dalla nobile casata dei Rostov, i Thrordalf sono giganteschi e brutali pagani, che fanno apparire i selvaggi Garthumi come un popolo civile e domestico.
Seguaci di un pantheon eretico e pagano, questo popolo di biondi guerrieri nordici, pretenderebbe di trarre le sue origini dagli Jotun, ossia i giganti del mito, con i quali condividerebbeo la spaventosa ferocia, l’imponente stazza, e le ineguagliabili capacità in battaglia.
Ormai civilizzato lo Skadisland, il fiero popolo di Rostov trae l’indomabile coraggio dal sangue di questo popolo con cui si è mescolato secoli addietro, ma l’Ymirsland, protetto dalle invalicabili montagne orientali, resta una terra inviolata e selvaggia.
Spesso orde selvagge di questi predoni, dotati di eccellenti equipaggiamenti di guerra che loro sostengono provenire dalle forge dei mitologici Dverge, attraversano le Cime del Mondo per passi e percorsi, che solo loro conoscono, e piombano sulle province nord-orientali di Rostov, che razziano e distruggono senza pietà alcuna.
Ben poco si sa di loro e della loro cultura, che appare invece più evoluta di quanto non si possa sospettare, ma la semplice vista delle fluenti barbe e delle possenti scuri impugnate dai berserkr e gli ulfserkr (rispettivamente guerriero-orso e guerriero-lupo) di questo popolo, sono motivo di terrore perfino nel più smaliziato veterano rostovita.

Mappa: Continente di Dovar


RAZZE E CULTURE : Garthumi, i Barbari del Sud


Garthumi, i Barbari del Sud
I Garthumi sono un popolo fiero e selvaggio, che abita le regioni mediorientali del continente Dovariano. Cacciatori e foraggiatori, sono essenzialmente arretrati e primitivi per gli standard continentali: solo da poco hanno scoperto le tecnologie necessarie alla lavorazione dell’acciaio, e non dispongono di un ordinamento sociale evoluto ed organizzato. Sono infatti divisi in tribù e piccole città stato autocratiche, governate da capiclan che detengono il potere con la forza bruta, basandosi su principi quale il valore in combattimento, il coraggio in battaglia e l’onore guerriero.
Se da un lato questo popolo, a sua volta fortemente diversificato a seconda delle specifiche aree di provenienza, è dotato di grande vigore fisico, di indomabile ferocia e di un notevole contatto con la natura e l’ambiente circostanti a differenza degli urbanizzati Dovariani, dall’altro è anche incapace di organizzarsi in una nazione in grado di respingere le invasioni esterne a cui è sempre stato soggetto.
Nel 620 infatti, Re Alexis Njerstlaos, annetterà i Garthumi della ricca e fertile regione di Terrabruna, al suo regno di Armoria, ponendo in schiavitù la popolazione che veniva costretta nelle numerose miniere presenti nel territorio, e fondando la città di Roccafredda: una fortezza dalla quale uomini di sua fiducia avevano il compito di tenere sotto una brutale egida le tribù circostanti.
I Garthumi non accettarono mai di buon grado la dominazione, perchè contrario ai principi di libertà individuale del loro credo collettivo: più simili a singoli animali selvaggi catturati da un bracconiere, che ad una nazione in rivolta, non riuscirono mai però a trovare le capacità organizzative necessarie a sovvertire il potere impostogli dall’invasore. Nè gli stessi Garthumi delle regioni più aride circostanti che non furono mai dominate, si opposero mai agli Armoriani in nessun modo: molte tribù dei Picchi Aridi e del Deserto di Bunhak addirittura, si avvalsero dell’opportunità di acquistare schiavi provenienti da Terra Bruna. Se le somiglianze negli usi, nei costumi e nel linguaggio, portano i Dovariani a raggruppare tutte queste popolazioni sotto il nome di Garthumi (che nella loro lingua significa i Possenti), gli stessi barbari del sud identificano tutti i dovariani sotto l’unico termine di Barzhumi (che nella loro lingua i Fragili).
Nel 695 però Terrabruna subirà una nuova invasione, da parte stavolta di uno sconosciuto popolo di provenienza orientale, organizzati in una fazione armata detta del Corvo Nero. In pochi anni questo esercito, portatore della tremenda piaga della Morte Vacillante, riuscirà ad annettere tutto la regione al suo controllo, ma con la stessa rapidità con cui lo ha conquistato, si ritroverà a perderlo grazie alla concertata azione di Drachenbond e Strahl nel 709, che costringeranno questa nuova fazione ad una massiccia ritirata.
Ad oggi i Garthumi più selvaggi dei Picchi Aridi e del Deserto di Bunhak restano indipendenti e sono considerevolmente più selvaggi e arretrati, rispetto alle tribù Terrabrunesi, attualmente annesse a Drachenbond, che per quasi un secolo hanno subito l’influenza degli Armoriani, che qui si sono occupati di rendere assai più civile la regione, grazie alla costruzione di infrastrutture quali strade, miniere, coltivazioni e città. Tuttavia Terrabruna resta sempre un territorio in parte ancora selvaggio e pericoloso, come testimoniato dalla presenza di Heiklayuth il Cacciatore, un potente e antico spirito dei boschi che protegge queste lande dall’abuso e dallo sfruttamento delle sue risorse ecologiche.

RAZZE E CULTURE : Handerlaand, la Ruota dei Mercanti


 
Handerlaand, la Ruota dei Mercanti
Mercantile e mercantilista fin nell’ordinamento governativo, Handerlaand è la storica rivale commerciale e politica dei Viroliani, nell’eterna concorrenza per il predomino economico dei Mari del Sud. Originariamente una plutocrazia formata da un coordinamento di città-stato amministrate da un’oligarchia di gilde estramamente influenti, confluirà insieme in una struttura gerarchicamente più organizzata nel 438, a seguito dell’alleanza con le altre potenze marittime per via della minaccia corsara, detta Lega dei Mari del Sud.
Vista la necessità di coordinarsi quindi in un ipotetico scenario di guerra che avrebbe messo in discussione la libertà corporativa ed imprenditoriale sacra ai potenti mercanti di questa regione, Handerlaand si diede quindi una costituzione chiamata Carta della Ruota (“Livro de la Roda”), all’interno della quale vennero sanciti i diritti e i doveri delle famiglie mercantili dominanti che appartenevano al Concilio dei Raggi ( “Consejo do Rayos”).
Questo è un organismo formato da 8 membri detti appunto “Rayos”, eletti dal consiglio stesso in base a criteri definiti dalla carta stessa (reddito, ceto sociale, istruzione, età, eccetera), ma generalmente appartenenti alle maggiori corporazioni, ciascuna con il proprio monopolio consensualmente acquisito, e coordinati da un nono membro chiamato Eccellentissimo Mozzo della Ruota (Màs Excelente Centro de la Roda”), o più semplicemente l’Eccellentissimo, scelto per anzianità e prestigio all’interno del Concilio. Il Concilio dispone di potere assoluto sia in materia legislativa che amministrativa, gestisce le milizie cittadine e private e può disporre delle armate di tutte le città per la coordinazione di un esercito nel caso di guerra o invasione. Le singole entità territoriali, sono a loro volta gestite dai Governatori (“Governadores”), nominati con il consenso della chiesa Varnita, ma distribuiti sul territorio dal Concilio stesso, che in qualunque momento può revocarne tutti i poteri, variabili in base all’estensione del territorio, alla popolazione locale e all’importanza economica delle città ivi incluse.
La politica mercantile interna ed estera di Handerlaand, è poi stabilita in base a regolamenti decisi dal Concilio, che obbliga ogni mercante ad essere iscritto alla Lega dei Mercanti, nata dalle ceneri della Lega dei Mari del Sud, sebbene questa avesse scopo prettamente militare.
L’idea di base sfrutta il vantaggio Handerlaandiano sulla produzione di materie prime, che proviene dalle numerose colonie che la Lega ha fondato sulle coste settentrionali delle Terre d’Avorio. Queste colonie infatti, si occupano di sfruttare i vasti giacimenti minerari e non di queste terre, di importare verso la madrepatria grandi quantità di schiavi negri, e in generale di depredare, o comunque sfruttare i territori grazie alla manodopera schiavista, per rifornire la nazione di materie prime, che non devono però essere esportate sui mercati esteri.
Il commercio interno infatti è molto incentivato, liberato da dazi e tassazioni superflue, efficientemente burocratizzato, e finalizzato al reinvestimento di tali materie prime, in prodotti finiti di maggiore valore, che vengono a questo punto immessi nei mercati internazionali.
Lo scopo è sia quello di mantenere controllato lo sviluppo economico delle maggiori famiglie mercantili, evitando eccessivi squilibri tra queste, e allo stesso tempo di valorizzare il vantaggio posseduto in termini di produzione di materiali grezzi rispetto a nazioni come Strahl, Rostov e Virolia. Se le prime disponessero infatti di un eccessivo quantitativo di risorse, per il momento a loro precluse, potrebbero sfruttare appieno la grande potenza industriale di cui dispongono, mentre Virolia invece aprirebbe il commercio delle materie prime a nazioni estere, come i Sultanati, ed altre nazioni più distanti, incrementando ulteriormente il potere economico che le proviene dal monopolio su merci quali la seta, il thè, il caffè o la cannella.
Se il meccanismo economico di Handerlaand, chiamato La Bilancia è molto efficiente, è però sempre dipendente dal potere bancario di Drachenbond, alla quale questa nazione è fortemente legata per la necessità di trasformare in liquidità e stabilizzare in valuta, i proventi del commercio internazionale, e a causa dei continui prestiti che l’imprenditoria mercantile richiede, per investire sempre in nuove colonie e nuove imprese.

RAZZE E CULTURE : Drachenbond, la Viverna Scarlatta



Drachenbond, la Viverna Scarlatta
Secondo l’antica leggenda, i primi coloni che giunsero tra le colline della regione del Drachenkauss, si trovarono di fronte un immensa viverna accoccolata tra i monti, addormentata. Quando i primi esploratori le si avvicinarono per esaminarla, il mito vuole che la creaturà si svegliò e spiccò un enorme balzo, per poi sparire per sempre tra le nubi, lasciando sotto di sè una fertile e ricca vallata, dove i coloni fondarono quella che è oggi la capitale del regno: la potente Coultard.
Drachenbond è una nazione molto influente negli equilibri Dovariani, grazie alla vasta rete di connessioni politiche e di legami familiari che la casata regnante dei Von Nielk ha stretto nel corso dei secoli, con le maggiori famiglie nobiliari e governanti di tutto il continente, in particolar modo con quella dell’Imperatore Lothar, alla quale è storicamente interconnessa.
Oltre ad averne assicurato il potere durante la Guerra di Dovar, infatti, la casata Von Nielk ha protetto la corona Lothariana anche dalle gravi accuse di stregoneria mosse all’Imperatore stesso dalla famiglia Rostov, guadagnandosi cosi il ruolo prominente di arbitro tra le nazioni: ruolo che mantiene peraltro grazie ad una politica tanto ferma e coerente, quanto sottile ed astuta.
A differenza di moltre altre nazioni nelle quali la nobiltà e i ricchi proprietari terrieri hanno vasta influenza sulle decisioni amministrative e governative del regno, e che ostacolano generalmente le monarchie per paura di perdere i propri privilegi, la corona di Drachenbond amministra invece il massimo controllo sul territorio, avendo il totale potere decisionale concentrato nella sola figura del Re stesso.
Nel 375 infatti, l’allora Re Nikolaj I Von Nielk (340 – 415), antenato dell’attuale Re Nikolaj III Von Nielk (676 – ...), ebbe la diabolica idea di costruire presso Coultard, la sfarzosa Reggia di Belmont, obbligando la nobiltà a trasferirsi qui, abbandonando i propri possedimenti. Nella grande reggia i nobili, già avvezzi al parassitismo, sostengono una vita opulenta, fatta di balli, ricevimenti, passatempi e tanto inutili quanto mortali intrighi di corte.
Di fatto, pur dovendo affrontare l’ingente spesa necessaria a mantenere le ricche condizioni di vita della sua corte, il sovrano ha quindi il totale controllo politico ed economico del paese, dato che i vasti possedimenti delle famiglie nobiliari sono adesso in mano ai suoi funzionari, scelti personalmente, e i cui poteri possono essere immediatamente revocati in qualsiasi momento.
Il re è anche capo delle banche, principale fonte di reddito di questo paese ricco di miniere d’oro, e si occupa pertanto di amministrare vaste quantità di liquidità, reinvestendo i proventi dei mercanti esteri nel sistema finanziaro Dovariano, sul quale ha pertanto una consistente influenza, supportato da un’efficiente rete spionistica che con grande agilità si muove all’interno degli ambienti di corte della Reggia, così come tra le corone delle altre nazioni.

RAZZE E CULTURE : Rostov, il Grande Orso


Rostov, il Grande Orso
Originariamente una piccola nazione confinata ai limiti della sola regione dello Yarovkursk, la vera espansione di Rostov avverrà nel 369, quando l’allora Tzar Stanislav Rostov detto “l’Orso delle Nevi” (335 – 402), investendosi del potere divino conferitogli dalle tre chiese, deciderà di espandere il suo territorio a oriente, grazie al supporto militare di tutti i signori feudali sotto il suo dominio, che riunirà sotto una vasta armata chiamata appunto il Grande Orso (Krupnogo Medvedya). Per oltre trent’anni egli stesso comanderà quest’armata alla conquista delle vaste ed inospitali regioni dello Skadisland, dello Tzigishistan, dell’Urstelya e del Kjrvorstorsnik, (Guerra dell’Orso, 369 – 402), fino al giorno della sua morte, avvenuta per mano di un berserkr Thrordalf, nella Battaglia di Hjorstholme.
Al suo trono succedette il freddo e crudele figlio Vlad I (378 – 449), che si trovò a dover gestire una situazione piuttosto complessa: durante la sua lunga campagna militare infatti, il padre Stanislav non aveva mai colonizzato le terre conquistate, per lo più abitate da tribù guerriere solo parzialmente civilizzate, limitandosi a razziare ed annettere brutalmente le popolazioni locali, ed accumulando quindi un grande bottino ed ingenti ricchezze, al quale però adesso ambivano i feudatari che lo avevano supportato militarmente fino a quel momento.

Vlad strinse quindi attorno a sè soltanto le famiglie dei nobili a lui più fedeli: quella di Stradiov, di Stradelung, di Iuria e di Zoljarensky, e promise a questi vasta parte delle regioni che erano state recentemente conquistate, in cambio del supporto militare necessario a schiacciare con la violenza le altre casate nobiliari, i cui terreni sarebbero stati concessi con limitati contratti di usufrutto non ereditabili, a speciali funzionari burocratici da lui scelti personalmente, i Kaban. Tra il 405 e il 409, compirà quello che è passato alla storia come il Massacro di Vlad, coprendo di sangue tutta la nazione, e sterminando le famiglie dei signori feudali fino all’ultimo discendente, senza risparmiare nè donne e nè bambini, e perfino facendo radere al suolo e cancellare interamente i paesi originari di provenienza dei maggiori nobili locali, per prevenire nel futuro che chiunque potesse pretendere anche la più lontana parentela.
Investirà quindi i proventi della Guerra dell’Orso e le proprietà espropriate durante il Massacro, nelle più ricche regioni Yarovkursk, dell’Urstelya e del Kjrvorstorsnik, e manterrà la promessa fatta alle famiglie che lo avevano aiutato, dando loro le province dello Skadisland e dello Tzigishistan, che oltre ad essere inusitatamente vaste ma prive di infrastrutture, erano inoltre povere, abitate da popolazioni feroci e riottose, e separate geograficamente dai territori di cui erano originariamente proprietari questi nobili, rendendone praticamente impossibile la gestione.
In questo modo in pochi anni le famiglie Stradiov e Iuria caddero in rovina, cedendo i loro beni alla corona in cambio della sopravvivenza e dell’esilio, mentre quelle di Stradelung e di Zoljarensky furono opportunamente decapitate eliminandone i principali capostipiti durante i loro viaggi in queste terre barbariche.
Nei secoli però la politica di Vlad non si rivelò affatto fruttuosa però: i suoi discendenti dovettero continuare ad affrontare le continue pressioni sui confini dei barbari Tzigishi e i tentativi di ripresa del potere di questi nobili, e l’eccessiva vastità del territorio rendeva questa forma di autocrazia prepotente e schiavista, che obbligava buona parte di popolazioni intrinsecamente selvagge alla civilizzazione e all’agricoltura in terre inadatte attraverso la coercizione violenta, estremamente inefficiente dal punto di vista burocratico e funzionale. Il territorio restava infatti troppo vasto e la corruzione rimase sempre dilagante fino ai giorni nostri, e se potenzialmente l’estensione territoriale e la ricchezza della nazione in termini di popolazione e risorse, potrebbero rendere Rostov uno stato potente e dominante, è in realtà oggi uno stato inefficiente e impoverito, che per la sopravvivenza si poggia sulle influenti banche Drachenbondiane, e sull’importazione di beni da Handerlaand.
I Rostoviti sono però gente indurita dalle difficoltà e dalle asperità, il cui sangue mescolato a quello delle più feroci tribù barbariche di Dovar, li rende inusitatamente resistenti, forti e coraggiosi, sempre pronti a faticare e a dare il loro sangue per la loro madrepatria, per via di un’incrollabile spirito nazionalista legato più all’esigenza di proteggere la propria terra dalle continue invasioni e dalle influenze estere, che non dalla fiducia in una corona di sovrani crudeli e ben distanti dalle esigenze del suo popolo.
Nel 652 inoltre, un altro grave fatto ha ulteriormente indebolito l’influenza di questa fazione che resiste ormai solo proprio grazie all’implacabile forza di volontà dei suoi cittadini, che non per le scelte politiche della sua casa regnante: lo Tzar Aleksej V Rostov (610 – 653), da tempo aveva ammesso alla sua corte un sedicente sacerdote di Irith, tale Smirnoff Petrov Kosovich, per via delle sue presunte capacità divinatorie. Smirnoff dichiarava infatti di essere in grado di comunicare con il dio stesso, attraverso dei sogni grazie ai quali la divinità della morte in persona gli svelava il grande destino che avrebbe voluto per tutta la nazione del Grande Orso. Lo Tzar teneva in grande considerazione tale ambiguo individuo, i cui consigli talvolta si rivelarono effettivamente validi, al punto di avergli concesso un’intera ala della vasta Reggia di Molukiev, nella quale l’ingresso era vietato perfino agli stessi membri della corona ai quali non fosse stato concesso il permesso dal sacerdote, e che fu trasformata in una vera e propria cattedrale di Irith.
Nel 652 però, Smirnoff accusò pubblicamente la corona Lothariana, nella figura dell’Imperatore stesso, di praticare stregoneria: accusa la cui gravità immensa, fu ulteriormente convalidata dall’appoggio ufficiale dello Tzar stesso, a rischio di una vera e propria dichiarazione di guerra da parte delle nazioni Dovariane.
La chiesa Varnita si dovette trovare perciò nella scomoda situazione di dover mediare, o di dover prontamente agire, ponendo sotto inquisizione niente meno che il re stesso. La situazione si risolse però nel 653, per mano del Re Drachenbondiano Louis VI Von Nielk (622 – 698): costui infatti smascherò grazie ad un’oculata azione di spionaggio ed investigazione, lo stesso Smirnoff. Il sacerdote stesso nascondeva infatti nella sua cattedrale un vasto giro di sfruttamento della prostituzione, utilizzato per raccattare giovani donne che immolava durante i suoi riti demoniaci: il suo potere non era infatti di origine Irithiana, ma stregonesca, e pare che molti membri della famiglia reale ne fossero a loro volta a conoscenza.
Con l’accusa di alto tradimento all’Impero e stregoneria, lo Tzar Aleksej V fu messo a morte insieme a Smirnoff e ai suoi due figli maggiori, dal Giudice Supremo di Varna stesso, e al suo posto salì in carica il debole e manipolabile terzo figlio Aleksej VI (645 - ...), tutt’ora in carica.

RAZZE E CULTURE : Strahl, lo Scudo dell’Occidente



Strahl, lo Scudo dell’Occidente
Più ad est nella costa meridionale, le due regioni della Pianura dei Signori e dello Schlerstadt, sono dominate dalla potenza militare e commerciale di una nazione che rappresenta il più saldo baluardo contro le invasioni degli eretici della Mano Rossa provenienti dall’Impero di Ates Kara, lo scudo della fede di Eol: Strahl, lo Scudo dell’Occidente.

Streil, capitale di questa nazione, è una città fortemente militarizzata, il cui governo centralizzato è gestito dalla potente dinastia degli Ironfist nella figura del Gran Maresciallo di Streil, (quello attuale è Rhodok II Ironfist, 662), un vero e proprio generale militare che, sotto l’egida del Sommo Teurgo di Eol, coordina le altre città minori della regione, tramite una forma di monarchia federale chiamata Confederazione dello Scudo, esercitando di fatto un forte controllo su tutte le scelte delle province confederate, tramite l’imposizione del proprio esercito e dell’influenza clericale. Sebbene Streil possieda una notevole forza navale, è nella temuta fanteria pesante e negli avanzatissimi reparti di cavalleria, chiamati “Leoni di Streil”, che trova la forza con cui controllare tutto il territorio, respingere gli invasori ed imporsi alle potenti città rivali. L’esercito della confederazione streiliana, a differenza di quello di molte altre città-stato, è formato per lo più da milizie cittadine volontarie molto ben pagate ed addestrate, e può quindi contare su forze di guerrieri disciplinati e motivati, piuttosto che su disordinate masse di coscritti. Gli ufficiali streiliani inoltre, sebbene spesso lo siano, non sono necessariamente di origini nobiliari, e questo crea un’ancor più forte coesione tra le truppe ed i suoi comandati, tradizionalmente noti per la loro volontà di scendere in campo fianco a fianco con i loro sottoposti. I Leoni di Streil hanno inoltre funzione di polizia interna, e gli ufficiali anziani di questo corpo, scelti per meriti e non per discendenza, sono spesso Paladini di Varna, e possiedono perciò il potere di imporre la legge in tutte le province confederate, tramite l’uso di speciali tribunali militari detti Aule del Pugno di Ferro.
Il Principe Elettore però, resta comunque il Teurgo di Eol, rendendo di fatto Strahl e il suo maresciallo una provincia subordinata al comando di questa chiesa, sempre pronta dal Krieglanden, a chiamare crociate contro gli eretici dell’est.
Nei secoli gli Ironfist, hanno per questo motivo, devoluto gran parte delle loro risorse nella fortificazione delle loro cittadelle e nella costruzione di forge e fucine, trasformando le loro città in vere roccaforti, da molti considerate inespugnabili. Il loro sviluppo industriale a livello militare è peraltro molto avanzato ed efficiente, e le loro fonderie sono in grado di produrre ingenti quantitativi di armi ed armature di grande qualità, che vengono fornite a spese della Confederazione stessa ai singoli reparti, che risultano perciò molto meglio equipaggiati dei corrispettivi Viroliani o Rostoviti.